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COP 15: raggiunto l'accordo per salvare la biodiversità

COP 15: raggiunto l’accordo per salvare la biodiversità

Alla COP 15 di Montreal è stato raggiunto l’accordo per salvare la biodiversità, ma non tutti i Paesi hanno approvato il documento finale.

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COP 15: raggiunto l’accordo per salvare la biodiversità

A poche settimane di distanza dalla COP 27, si è svolta a Montreal la COP 15, ovvero Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità. Per biodiversità si intende la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono.

Quindi, in occasione della COP 15, più di 190 Paesi si sono ritrovati per discutere sull’importanza di salvaguardare la biodiversità. In questi ultimi anni ci sono stati molti negoziati difficili tra i Paesi industrialmente più sviluppati e quelli del sud del mondo.

Durante la quindicesima edizione di questa conferenza, presieduta dalla Cina e svoltasi in Canada, i Paesi partecipanti hanno stilato una tabella di marcia che mira a proteggere il 30% del delle aree marine e terrestri degradate entro il 2030, con un investimento fino a 30 miliardi di dollari all’anno.

Allo stesso tempo, tra gli obiettivi prefissati c’è quello di riconoscere i diritti dei popoli indigeni, che hanno duramente criticato i criteri di distribuzione dei fondi. Infatti, la Repubblica democratica del Congo e un piccolo gruppo di Paesi africani, tra cui l’Uganda, chiedono un fondo dedicato e si oppongono alle conclusioni della COP 15.

Tuttavia, si tratta di un accordo storico. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha commentato: “È un patto di pace con la natura. Il mondo ha concordato obiettivi di protezione e ripristino della natura senza precedenti e misurabili”.

L’importanza di proteggere la biodiversità

Questo accordo rappresenta un salto di consapevolezza. Finalmente la difesa delle altre specie viventi e la lotta contro la crisi climatica sono diventate le priorità delle Nazioni Unite.

Fino a non molto tempo fa, queste tematiche erano spesso messe in ombra da interessi momentanei e locali. Ora è evidente che proteggere la molteplicità delle forme di vita ha un valore etico, ma soprattutto è di fondamentale importanza per i nostri bisogni. Infatti, senza gli equilibri della biodiversità, anche le nostre società collasserebbero.

Nel documento si legge: “Circa il 25% delle specie nei gruppi animali e vegetali valutati è minacciata, circa 1 milione di specie sono già a rischio di estinzione, molte entro decenni, a meno che non vengano intraprese azioni per rallentare la perdita di biodiversità. La biosfera, da cui dipende l’umanità nel suo insieme, viene alterata a un livello senza precedenti.

Entro il 2050, la biodiversità sarà valorizzata, conservata, ripristinata e saggiamente utilizzata, mantenendo i servizi ecosistemici, sostenendo un pianeta sano e offrendo benefici essenziali per tutte le persone”.

Quali sono le principali minacce alla biodiversità?

Tra le più note minacce alla biodiversità, ci sono la deforestazione e la riduzione delle aree umide. Non è da sottovalutare neppure il ruolo dell’agricoltura intensiva e degli allevamenti intensivi, che che contribuiscono a deteriorare la diversità genetica.

Quindi, entro il 2030 occorre dimezzare i fertilizzanti e i rischi “derivanti da pesticidi e da sostanze chimiche altamente pericolose. Occorre garantire che le aree destinate all’agricoltura, all’acquacoltura, alla pesca e alla silvicoltura siano gestite in modo sostenibile”.

Quasi 200 Paesi hanno approvato il documento finale della COP 15. Tra questi non ci sono gli Stati Uniti e il Vaticano, che non hanno ratificato la Convenzione sulla diversità biologica.

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